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Chi siamo

Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.

 

Dalle nostra parti non è difficile rispondere alla domanda “chi siamo”? Questa coincide non di rado con un’altra domanda: “A chi si jo fijo?”. Ma nel nostro piccolo paese: Pescocanale, non c’è nemmeno bisogno di porre questo interrogativo; tutti conosciamo reciprocamente i genitori di tutti… e anche gli zii, i nonni, i cani e i gatti.

 

Nel nostro paesino siamo in pochi e, soprattutto, siamo sempre meno. Pescocanale è uno dei tanti centri dell’entroterra che vive la piaga dello spopolamento delle aree rurali, particolarmente sentita in Abruzzo.

 

Siamo talmente pochi che parte del paese (il “paese vecchio”) è rimasta praticamente disabitata; con le persone che abitavano quelle vecchie case rischiano man mano di sparire anche le tradizioni, il dialetto, le ricette di un tempo, a cui noi giovani e giovanissimi del luogo siamo molto legati.

 

In fin dei conti erano le case dei nostri nonni e delle nostre nonne, inebriate dal profumo del tegame sul fuoco; i vicoli erano marcati da quel modo di fare tipico dei piccoli centri rurali, in cui ogni persona di una certa età viene chiamata “zio” o “zia”, in segno di affetto e sommesso rispetto, più che di parentela.

 

Noi siamo giovani “Pingari”, così venivano e vengono chiamati gli abitanti di Pescocanale. L’epiteto non era lusinghiero e negli sfottò tra paesini confinanti, dove ogni 3 km trovi un dialetto e usanze diversi, viene usato spesso con intento denigratorio – ma in tono umoristico – per riferirsi agli abitanti di Pescocanale.

 

Noi abbiamo dato vita a quest’Associazione Culturale chiamata Pingaria (leggi Pingarìa) per svuotare questo termine di ogni connotazione negativa e ribaltarlo, riempirlo di nuovi significati. Perciò il Pingaro sarà sì caparbio, ma nell’attaccamento ai luoghi della sua infanzia spensierata e nella fermezza di quella volontà che non li vuole abbandonati e svuotati d’ogni prospettiva. Abbiamo creato la Pingaria anche per altri motivi.

 

  • Per dar vita a un evento che cerca di restituire vita almeno per una notte, nel secondo sabato di agosto, quanto sentiamo di aver perduto o di star perdendo troppo in fretta e ingiustamente.
  • Per far sì che i luoghi della nostra infanzia non scivolino troppo in fretta nel dimenticatoio.
  • Per sensibilizzare le istituzioni sui problemi dei piccoli centri, come il nostro, e restituire speranza a quell’entroterra abruzzese dall’enorme potenziale, sempre più assopito e dimenticato.
  • Per “fare rete” con tutte quelle realtà che sperano e credono in una rinascita della nostra terra.
  • Per darci uno spazio – anche se non abbiamo ancora una sede fisica – di confronto e di sperimentazione; perché ce lo meritiamo, e anche se certi valori sembrano invischiati nello scetticismo e nell’indifferenza, dobbiamo e vogliamo poter fare palestra della forza positiva della cooperazione e del suo impatto formativo.